giovedì 3 settembre 2009

Top of the crops 2009


L'arcinoto e affascinante fenomeno dei crop circles necessita ormai di ben poche introduzioni. Doveroso è comunque ricordare che la complessità e la bellezza dei pittogrammi sono andate via via incrementando in tutto il mondo, per giungere negli ultimi anni ad "opere" a dir poco strabilianti. Chi crede che simili geometrie (sacre o puramente simboliche), eseguite con precisione stupefacente nel rispetto di specifiche relazioni matematiche e della vita delle piante stesse, siano prodotte dall'uomo, è libero di farlo, ma deve anche chiedersi se tale convinzione deriva da lacune cognitive sul fenomeno o se è stata indotta dall'incalzante propaganda promossa dai media.
Difficile credere che, per così tanto tempo (Il primo fu trovato in Inghilterra nel 1678), alcuni buontemponi, per quanto possano essere superesperti e superattrezzati, impazzando tra le coltivazioni altrui, di notte e con strumentazioni a seguito, abbiano deciso di stupire il mondo con la loro "arte creativa", per giunta a proprie spese e nel totale anonimato (vedi il caso di Doug Bower e Dave Chorley). Difficile anche credere che non lascino mai tracce del loro passaggio, che realizzino i pittogrammi furtivamente e in pochi istanti a prescindere dalla complessità, e che riescano a modificare, per effetto di chissà quale diavoleria, le caratteristiche biochimiche di piante e terreni. Per non parlare delle alterazioni elettromagnetiche e delle particolari sedimentazioni interne ai disegni. Situazioni che nemmeno il più esperto circlemaker potrebbe ricreare.
Esistono molte prove convincenti sull'autenticità del fenomeno dei cerchi nel grano e altrettante sulla malafede dei disinformatori, i quali asseriscono le cose più strambe, come, ad esempio, che i cerchi sarebbero da attribuire alla diffusione di alcuni tipi di funghi o alle danze rituali di animali in fase di corteggiamento! Purtroppo, la maggior parte delle persone, di fronte a fatti apparentemente "inspiegabili", piuttosto che cogliere l'occasione per mettere in discussione le proprie convinzioni limitate e indagare più a fondo, preferisce abbandonarsi alla solita pigrizia mentale e bersi queste versioni, a mio avviso, sicuramente più incredibili di qualsiasi teoria a favore di intelligenze UFO.
Per chi volesse approfondire l'argomento invito a cercare in rete, il materiale è abbondante e si possono trovare informazioni utili già dai link di questo post. I ricercatori che si occupano del fenomeno sono soggetti competenti, decisamente aperti al confronto e, soprattutto, indipendenti da qualsiasi istituzione. Tra i più noti: Colin Andrews, Lucy Pringle, Paul Vigay, Michael Hesemann, il team BLT, Ed & Kris Sherwood.

Ecco una breve rassegna dei più spettacolari di questa stagione in Inghilterra (da giugno ad agosto 2009):









Intro-prog-Crop Circle 2009 (1/12) I-270 by tercermilenio



Archivio internazionale 2009:
Leggi i documenti di Corrado Malanga:
Leggi lo speciale di cropfiles.it:
Cosa sono i "crop circles" (pdf di 25 pagine)


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venerdì 28 agosto 2009

Videocracy il film censurato da RAI e MEDIASET



La Rai non trasmetterà il trailer Videocracy di Eric Gandini che ripercorre gli ultimi 30 anni della televisione italiana perché “è un film che critica il governo senza contradditorio“.La Rai a pizzo obbligatorio che regala 300 mila euro l’anno ad Alda D’Eusanio per farsi i ditalini, non osa diffondere il conflitto di interessi del puttaniere, spiegato nel film, perché indurrebbe i telespettatori a pensare che attraverso la televisione il governo orienta e influenza le convinzioni dei cittadini a proprio favore assicurandosene il consenso.
La Rai non rifiuta soltanto il film. Rifiuta anche gli spot dell’opera di Gandini. Secondo le motivazioni spiegate nella lettera di viale Mazzini in burocratese, lo spot veicola un “inequivocabile messaggio politico di critica al governo perché proietta alcune scritte con i dati che riguardano il paese alternate ad immagini di Berlusconi, anche se quei dati sono di statistiche ufficiali”. Come quello che colloca l´Italia al 67esimo posto nelle pari opportunità.
Nella lettera di rifiuto si legge che “le immagini di donne prive di abiti e dal contenuto latamente voyeuristico si determina un inequivocabile richiamo alle problematiche attualmente all´ordine del giorno riguardo alle attitudini morali del presidente del Consiglio e al suo rapporto con il sesso femminile formulando illazioni sul fatto che tali caratteristiche personali sarebbero emerse già in passato nel corso dell´attività di imprenditore televisivo“.
Insomma le puttane nude che sculettano vanno bene solo nei varietà, non in un film sulla storia d’Italia che tira in ballo il corruttore e che non viene studiata nemmeno nelle università.Erano ancora d’oro i tempi di “Viva Zapatero” e “Il caimano” con tanto di spot sulle reti Rai. Con la censura di Videocracy l´Italia è davvero cambiata.
Fantastica anche la motivazione dell’ovvio rifiuto di Mediaset. “Quel film è un attacco al sistema televisivo commerciale. Inopportuno trasmetterlo“.

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lunedì 13 luglio 2009

OGGI SCIOPERO

14 LUGLIO 2009 - SCIOPERO DEI BLOGGER CONTRO IL DDL ALFANO E PER IL
DIRITTO ALLA RETE

domenica 12 luglio 2009

i 10 Comandamenti per rendere Viva la Rete

10 suggerimenti per sfruttare al massimo il potere della rete





Abbiamo già visto le tecniche per controllare le masse nei paesi moderni in cui i cittadini scelgono liberamente tramite il voto. La forza penetrante di queste dinamiche sta nel fatto che l’individuo non si sente manipolato, e mantiene sempre l’illusione di scegliere. Quando il regime democratico è abbastanza penetrato nel sistema, qualsiasi scelta facciamo non potrà liberarci. Nessuna soluzione, ideologia o movimento ci potrà salvare se prima non abbiamo risolto i punti cardine per cui ci controllano.

LA REAZIONE DI MASSA NON DETERMINA UNA SCELTA

I cittadini vengono gestiti regolando i flussi di potere a livello sociale: si controlla l’accesso e la selezione delle informazioni, la serenità nel dissentire, le leggi elettorali ed economiche. Si premia la coalizione compatta e si tengono il più possibile i cittadini divisi e coinvolti in molte piccole ideologie. Si diminuisce il tempo, le energie, gli interessi, le fonti, la cultura, i modi di interagire, che servono per partecipare al paese. Si tiene il livello di paura della massa sempre sopra un certo livello, in maniera che ci sia sempre una reazione emotiva di richiesta ad un’azione forte che venga dall’alto. Il potere di reprimere e controllare si rafforza. Abbiamo la scelta di reagire, nei modi emotivi del branco, agli stimoli che ci vengono proposti dai media, ma sempre meno peso nel proporre. Quando le proposte della maggioranza dei cittadini, verso le soluzioni alle necessità che sentono più urgenti avranno un peso minore di quelle diffuse da pochi con i media, di fatto, non si vivrà più in uno stato democratico. Tutto questo accade mentre noi manteniamo la libertà di scelta.

Bisogna capire che per liberarsi dal controllo, nessuna soluzione ci salverà se prima non abbiamo rivoluzionato i nostri metodi di lavoro. C’è urgenza di alcuni metodi di lavoro condivisibili da tutte le ideologie che finalmente riducano la distanza fra le esigenze dei singoli cittadini e i provvedimenti imposti dall’alto.

I 10 COMANDAMENTI (LIBERI E LAICI)

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per liberare energia dalla rete e sfruttarla al massimo:

1. Ogni individuo partecipa direttamente alla realizzazione della soluzione ai problemi che sente di più. Ognuno contribuirà a seconda dei modi, dei tempi, e delle competenze individuali. Si deve sviluppare una nuova forza dal basso che propone nuove soluzioni, non è più sufficiente reagire alle proposte che vengono dall’alto. Nei sistemi controllati, La scelta nelle modalità imposte, non determina un cambiamento.

2. Ogni singolo individuo partecipa direttamente alla scelta della soluzione ai problemi che sente di più, a partire dalle questioni universali dell’uomo, fino alle soluzioni più dettagliate. Il processo di delegare le scelte a qualcun altro deve essere limitato il più possibile.

3. Sviluppare una rete che è predisposta ad agire “a soluzioni” e non più “a partiti” “a coalizioni compatte” o “a ideologie”. La necessità sentita da tutti deve essere il motore che spinge alla realizzazione. Si promuove la cooperazione di tutti gli altri esseri che sono spinti dagli stessi problemi. Le differenze di ideologia, credenza, fede religiosa o politica su altri argomenti non giustificheranno un freno alla soluzione della necessità sentita da tutti. Quindi tutte le piattaforme da sviluppare in rete, sia per fare scegliere i cittadini sia per organizzarsi sulle realizzazioni, non conterranno nessun accenno ad ideologie, ideali, o gruppi specifici.

4. Ogni singolo individuo deve promuovere, nelle sue possibilità, ogni forma di scambio diretto di informazioni fra tutti gli esseri umani del pianeta. Il contatto gratuito in rete, senza filtri, da ogni individuo e verso ogni altro individuo è un diritto sociale e inalienabile dell’uomo. Va favorito e promosso in ogni forma possibile.

5. Ogni singolo si impegna a fare informazione. Si impegna a diffondere, secondo le sue possibilità e competenze, le informazioni in suo possesso, le sue conoscenze, le sue esperienze, le sue opinioni. Mettendo particolare attenzione a tutte le informazioni che i media ufficiali hanno meno interesse a diffondere. Si deve sempre tutelare la serenità del dissenso e incoraggiare le persone a farsi delle opinioni personali sulle questioni importanti.

6. Ogni singolo si impegna a promuovere il monitoraggio costante e trasparente di qualsiasi gruppo o persona che abbia un qualche tipo di potere. Qualsiasi persona che svolga un’attività di responsabilità deve essere monitorata da tutta la rete che lo può controllare.

7. Ogni singolo si impegna ad informarsi, da più fonti possibili, sulle tecniche con cui si possono controllare le masse nei sistemi democratici, e su come non farsi controllare. E si impegna ad insegnarle e diffonderle il più possibile, soprattutto ai responsabili di gruppi attivi sul territorio. Deve promuovere ogni aspetto della vita che impedisce di farsi controllare dai media e spingere perché facciano parte dell’educazione di base di ogni bambino: La riflessione individuale, la sensibilità, l’altruismo, l’ascolto, la cooperazione, l’intelligenza fuori dal coro, la ragione, la cultura, l’arte, l’istruzione, e le libertà di esprimersi in tutte le maniere, dalle manifestazioni al dichiarare apertamente i propri pensieri anche diversi da quelli delle autorità. Al contrario bisogna limitare gli aspetti che favoriscono il controllo: L’istinto, l’invidia, l’aggressività, la furbizia, l’orgoglio, la determinazione, la competizione, seguire le autorità e aspettarsi punizioni o controlli, i metodi del branco, della piazza e del linciaggio pubblico.

8. Non saranno promosse iniziative, né favorevoli, né contrarie, a qualche ideologia o persona. Saranno invece incentivate e diffuse tutte le proposte e suggerimenti a favore di soluzioni pratiche ed azioni effettive verso i problemi comuni. Non va cercato il “politico santo” libero dall’individualismo, né va condannato il “politico egoista”. Nessuno di questi coinvolgimenti individuali dovrà essere un freno verso la creazione di un sistema che realizzi le soluzioni. La necessità comune va messa in pratica indipendentemente dalle persone buone o cattive che vi partecipano, o dai nostri coinvolgimenti verso le ideologie. Se ci serve costruire una casa, e una cattiva persona ci porta un mattone, noi lo incoraggiamo e non ci facciamo fermare da questo. Guardiamo il problema da risolvere, e non le preferenze che ci possono dividere.

9. Una volta che sono controllati i punti cardine per accentrare tutti i poteri sul leader e limitare i dissensi (Televisione, Forze dell’ordine, Manifestazioni, Scioperi, Giornalisti, Magistrati, Scuola, Leggi elettorali ecc.), di fatto, non si è più in democrazia. Sotto queste condizioni, la possibilità di votare non determina una condizione di scelta reale. Quindi se sentiamo ingiustizie o mancanze di libertà, non siamo noi l’anomalia, non siamo noi gli strani in mezzo ad un popolo di normali. Quando sentiamo dire che tutte le azioni del leader sono giustificate perche siamo in democrazia, questo non deve mai limitare la nostra ribellione pubblica. Non deve mai scoraggiarci a cercare un sistema migliore.

10. Ognuno dei punti deve essere portato avanti a livello mondiale. Il primo passo è trovare persone che intuiscano le potenzialità e le implicazioni di questi comandamenti, in maniera che possano, con motivazione propria, mettersi in contatto e portarli avanti in rete. Le diverse leggi dei paesi non costituiscono una legge etica maggiore del diritto umano di essere liberi. Il denaro ha la possibilità di viaggiare fra le nazioni e il suo potere ha valore ovunque. Quindi una vera soluzione non ci sarà mai finché si agisce solo nei limiti di una nazione.

GRUPPO FACEBOOK RETE VIVA – UN BOLLINO CHE LIBERA ENERGIA

GRUPPO FACEBOOK SUL CONTROLLO DELLE MASSE NEI SISTEMI DEMOCRATICI

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venerdì 10 luglio 2009

Il primo sciopero dei blogger al mondo. Per la libertà in Rete!



Il 14 luglio tutti imbavagliati, su You Tube e in piazza. Una protesta fortemente mediatica contro il bavaglio che il DDL Alfano vuole mettere all'informazione e alla Rete. Un gesto forte. Concreto. L'idea funziona così: inviate a Diritto alla Rete una vostro foto imbavagliati (attenzione: bavaglio di stoffa, pezzo di lenzuola, ecc, per essere tutti sincronici!). Noi prepareremo uno slideshow o un video con sottotitoli in inglese. Tutti imbavagliati in Italia, una notizia che rischia di fare il giro del mondo.
Allo stesso tempo, stiamo organizzando un gruppo almeno di 100 persone ( Piazza NAVONA - ore 19 -) tutti imbavagliati e anche in quel caso lo ducumenteremo con un video. Intanto arrivano le prime adesioni (vedi foto sotto). Forza ragazzi!! (enzo di frenna)
ECCO COSA FARE il 14 luglio in Rete

GUIDA allo sciopero blogger.doc



Come è nata l'idea

Blogger e giornalisti-blogger, attraverso uno scambio di telefonate ed e mail, hanno deciso di agire. Per dare un segnale forte attraverso la Rete. Gli Usa hanno eletto la prima volta un presidente di colore grazie alla libera condivisione delle informazioni in Internet. Barack Obama ha creduto nella Rete e sta facendo la differenza con un messaggio forte di cambiamento. In Italia, al contrario, una politica "vecchia" vuole impedire la libertà d'informazione attraverso giornali, siti internet e blog. Con leggi ad personam come il DDL Alfano che sono un attacco alla democrazia.

Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da un susseguirsi di iniziative legislative apparentemente estemporanee e dettate dalla fantasia dei singoli parlamentari ma collegate tra loro da una linea di continuità: la volontà della politica di soffocare ogni giorno di più la Rete come strumento di diffusione e di condivisione libera dell’informazione e del sapere. Le disposizioni contenute nel "Decreto Alfano" sulle intercettazioni rientrano all'interno di questa offensiva.

Il cosiddetto "obbligo di rettifica" imposto al gestore di qualsiasi sito informatico (dai blog ai social network come Facebook e Twitter fino a .... ) appare chiaramente come un pretesto, un alibi. I suoi effetti infatti - in termini di burocratizzazione della Rete, di complessità di gestione dell'obbligo in questione, di sanzioni pesantissime per gli utenti - rendono il decreto una nuova legge ammazza-internet.

Rispetto ai tentativi precedenti questo è perfino più insidioso e furbesco, perché anziché censurare direttamente i siti e i blog li mette in condizione di non pubblicare più o di pubblicare molto meno, con una norma che si nasconde dietro una falsa apparenza di responsabilizzazione ma che in realtà ha lo scopo di rendere la vita impossibile a blogger e utenti di siti di condivisione.

I blogger sono già oggi del tutto responsabili, in termini penali, di eventuali reati di ingiuria, diffamazione o altro: non c'è alcun bisogno di introdurre sanzioni insostenibili per i "citizen journalist" se questi non aderiscono alla tortuosa e burocratica imposizione prevista nel Decreto Alfano.

La pluralità dell'informazione, non importa se via internet, sui giornali, attraverso le radio o le tv o qualsiasi altro mezzo, costituisce uno dei diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino e, probabilmente, quello al quale sono più direttamente connesse la libertà e la democrazia.

Con il Decreto Alfano siamo di fronte a un attacco alla libertà di di tutti i media, dal grande giornale al più piccolo blog.

Per questo chiediamo ai blog e ai siti italiani di fare una giornata di silenzio, con un logo che ne spiega le ragioni, nel giorno in cui anche i giornali e le tv tacciono. E' un segnale di tutti quelli che fanno comunicazione che, insieme, dicono al potere: "Non vogliamo farci imbavagliare".

Invitiamo quindi tutti i cittadini che hanno un blog o un sito a pubblicare il 14 luglio prossimo questo logo e a tenerlo esposto per l’intera giornata, con un link a questo manifesto. - scarica il logo banner.jpg

Non si tratta di difendere la stampa, la tv, la radio, i giornalisti o la Rete ma di difendere con fermezza la libertà di informazione e con questa il futuro della nostra democrazia.

Alessandro Gilioli
Guido Scorza
Enzo Di Frenna
NOTA - per informazioni e contatti stampa usate le nostre mail.
Per problemi al sito scrivete a Enzo

IMPORTANTE NOVITA'

Se il ministro della Giustizia Angelino Alfano, come ha annunciato in queste ore, in Senato non chiede la fiducia sul DDL, la strada dell'emendamento torna ad essere quella da battere in via preferenziale. Si sono resi disponibili alcuni parlamentari del PDL. Vedremo nelle prossime ore cosa accade. Intanto QUI potete leggere la lettera da inviare ai capi
gruppo del Senato, insieme alle 2.500 firme già raccolte.
---- per firmare vai a questa pagina ----



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lunedì 29 giugno 2009

Anch'io voglio vivere a Vauban

A Vauban, un sobborgo della città universitaria di Friburgo (Germania), un lussureggiante tappeto di fiori dai colori brillante sostituisce quello che normalmente sarebbe di parcheggio fuori della propria linda casa borghese.

Invece del ruggito del traffico, i residenti ascoltano il canto degli uccelli, bambini che giocano e occasionali jingle del campanello di una bicicletta.

"Se si vuole avere un auto qui, devi pagare circa € 20.000 per uno spazio in uno dei garage alla periferia del quartiere", spiega Andreas Delleske uno dei fondatori ed ora promotore del progetto di Vauban " ma circa il 57 per cento degli abitanti ha venduto l'auto per godere il privilegio di vivere qui ".
Come risultato, la maggior parte dei residenti viaggia in bicicletta o utilizza un ultra-efficiente servizio di tram che collega la periferia con il centro di Friburgo, a 15 minuti di distanza. Se vogliono una macchina per andare in vacanza o per trasportare merci noleggiano un mezzo o si associano ad un car-sharing della città. Essendo praticamente un sobborgo senza auto rappresenta solo l'inizio di ciò che è stato salutato come uno dei più riusciti esperimenti di vita e di verde urbano da considerare più come un modello per un futuro e forse un modo di vita più essenziale in un'epoca di cambiamenti climatici.
Vauban è un sobborgo meridionale di Friburgo e la patria di 5300 persone. Le sue eleganti case a quattro piani sono dipinte in sottili sfumature di blu, giallo e rosso o conservano la naturale struttura in legno, hanno ampi balconi e grandi porte finestre che si affacciano sui tranquilli giardini che somigliano a parchi. Le finestre di tutte le case hanno triplo vetro. Un intricato sistema di ventilazione dotati di scambiatori di calore assicura che gli appartamenti abbiano costantemente aria fresca a temperatura ambiente, anche quando le finestre sono chiuse. La maggior parte delle case sono alimentati da pannelli solari, co-generatore a pellets che forniscono energia elettrica e il riscaldamento domestico e apparecchi per l'illuminazione. Una delle conseguenze è che la maggior parte delle case di Vauban generare un surplus di energia elettrica che viene venduta. Con i loro muri spessi 35 centimetri, le case sono così ben isolati che la temperatura all'interno è direttamente influenzata dal numero di persone presenti in ogni appartamento. Il costo in un anno per il riscaldamento di queste "case passive" di quattro stanze è di appena € 114 all'anno. Questa "casa passiva" non ha bisogno di canali di scolo per i servizi igienici e le docce. I rifiuti sono ridotti a compost in speciali sistemi biologici e l'acqua della doccia e dei servizi igienici di lavaggio viene filtrata e riutilizzata per innaffiare il giardino.

Tuttavia il borgo di origini erano molto lontani da tali temi idealistici. È cominciato nel 1937 come caserma, una raccolta di edifici a tre piani in pietra che ospitavano le truppe dell'esercito della Wehrmacht di Adolf Hitler. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, le baracche sono state requisite dalla esercito francese e rinominato Quartier Vauban (Sébastien Le Prestre de Vauban), un noto architetto militare 17° secolo.
Dopo la riunificazione della Germania, i francesi si sono ha ritirati e il quartiere è stato consegnato alla città di Friburgo, nel 1994, quando fu prontamente occupato dagli squatter. Poco dopo, un gruppo di persone con uno spirito ecologico, per la maggior parte della classe media, si è al quartiere. Molti hanno preso parte al movimento anti-nucleare, come gli studenti negli anni 1970 e 1980.
Hanno istituito il Vauban Forum, che ha cominciato a negoziare con il governo della città partendo come progetto di una città che poteva esistere grazie alle eco-tecnologie come alternativa al nucleare. Il risultato è stata la creazione di una serie di alloggi commissionati ad architetti per progettare case nuove ed ecologicamente sostenibili sul sito. La maggior parte delle vecchie baracche naziste sono state abbattute e più di 60 architetti sono stati impegnati a ricostruire Vauban. Gli edifici di tre-cinque piani contengono appartamenti di varie dimensioni che per l'80 per cento sono di proprietà privata che hanno un costo di circa € 250.000 euro per quattro stanze. Il progetto è un punto di forza del movimento verde della Germania.

Il Governo della città di Friburgo è gestito da una coalizione composta da conservatori e Verdi e i Verdi detengono più seggi. Durante le elezioni europee, ha vinto il partito dei Verdi con il 60 per cento a Vauban. Quasi il 30 per cento dei suoi abitanti sono di età inferiore a 18. I bambini possono andare tranquillamente fuori la porta del loro appartamento dove esiste un giardino attrezzato con un parco giochi. Vauban è perfetta per i bambini. Amano il tipo di libertà che sarebbe difficile trovare in una città normale appartamento.
Fonte articolo

Articolo originale tratto da The Independent UK

Lettera aperta a tutti gli imprenditori




Cari imprenditori,

Berlusconi detiene tre televisioni private e almeno due pubbliche, sulle quali esercita un'influenza non solo governativa, ma anche e soprattutto personale. Di converso, il controllo totale degli organi di stampa tentato con la Guerra di Segrate, che lo vedeva contrapposto a De Benedetti per il controllo della Mondadori, è invece parzialmente fallito. Grazie alla corruzione del giudice Vittorio Metta ad opera di Cesare Previti (condannato ad 11 anni e ciononostante ministro del primo governo Berlusconi - a Berlusconi piace portarsi gli avvocati in Parlamento) infatti anche la Mondadori sarebbe passata sotto il suo controllo, se la mediazione di Giulio Andreotti non avesse lasciato La Repubblica e L'Espresso nelle mani di Carlo De Benedetti.

Berlusconi si definisce un liberale. Una moderna democrazia è liberale quando non si basa esclusivamente sulla volontà della maggioranza ma - anche e soprattutto - sul rispetto delle minoranze, quando si ispira agli ideali di tolleranza, libertà ed eguaglianza e contesta i privilegi dell'aristocrazia e del clero. Berlusconi si è invece costruito una dottrina politica ad personam, il liberalusconismo, che consente a lui di fare e dire quello che preferisce, e agli altri di fare e dire solo ciò che a lui torna comodo.

Fedele al liberalusconismo, Berlusconi vi ha chiesto di non investire i vostri soldi in pubblicità su alcuni organi di stampa, precisamente quelli che non controlla personalmente. In questo modo crede di instaurare un regime economico finanziario nel quale non è la mano miliatare a mettere il bavaglio all'informazione, ma quella dei commercialisti. La sua strategia si basa sul convincimento che gli italiani siano un popolo di sudditi ormai devitalizzato da trent'anni dei suoi programmi televisivi. Se non pensasse questo, non avrebbe mai suggerito una strategia potenzialmente suicida per chi, come voi, ha bisogno della gente per continuare a vendere i suoi prodotti e servizi. In questo modo, Berlusconi chiede a voi di pagare di tasca vostra il consenso dell'opinione pubblica. Vi sta chiedendo di fargli campagna elettorale gratuitamente.

Noi, cittadini italiani e vostri potenziali clienti, siamo certi che non vorrete assecondare un'indicazione liberticida che contrasta con le più elementari norme del libero mercato entro il quale la vostra attività si è sviluppata e sul quale si basa per continuare a vivere. E' certo, del resto, che non possiamo restare in silenzio a guardare mentre quello che resta della libertà di informazione ci viene scippato in maniera così sfacciata e insolente.

Per questo vi informiamo che saremo costretti a interrompere gli acquisti dei vostri prodotti e servizi, qual'ora dovessimo ravvisare un'evidente squilibrio di investimenti pubblicitari a favore di alcuni media e a svantaggio di altri. Siamo certi che il rapporto con i vostri clienti sia molto più importante del sentimento di convenienza che può legarvi al Presidente del Consiglio.

Nel ringraziarvi per l'attenzione che ci avete prestato, auguriamo tutto il successo possibile alle vostre attività, di cui ci vantiamo di essere a pieno titolo i principali contributori finanziari.
Dateci la possibilità di continuare a sostenervi.

Cordialmente
Una parte del popolo italiano.

DESTINATARI

filodirettocredito@confindustria.it, info@confindustria.abruzzo.it, info@confindustria.basilicata.it, segreteria@confindustria.calabria.it, info@confindustria.campania.it, confind.emr@confind.emr.it, info@confindustria.fvg.it, info@confindustrialazio.it, info@confindustrialiguria.it, f.trezza@confindustria.lombardia.it, info@confindustria.marche.it, confindustria.piemonte@confindustria.piemonte.it, confindustriapuglia@confindustriapuglia.it, info@confindustria.sardegna.it, info@confindustriasicilia.it, frait@confindustria.toscana.it, info@assindustria.tn.it, info@confindustria.umbria.it, info@confindustria.veneto.it, redazioneweb@confesercenti.it, confes@confesercenti.it, presidenza@confesercenti.it

COPIA CONOSCENZA

ballaro@rai.it, annozero@rai.it, repubblicawww@repubblica.it, larepubblica@repubblica.it, unitaonline@unita.it, stampaweb@lastampa.it

Per poter inviare la lettera precompilata potete farlo direttamente dal link sul sito byoblu.com



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Un nuovo “patto della crostata” in nome del direct marketing.


A quasi 12 anni dal famoso “patto della crostata” siglato sulla bicamerale da Berlusconi, D’alema, Fini e Marini a casa Letta, maggioranza ed opposizione sembrano averne siglato un altro in nome del direct marketing.

Nei giorni scorsi è stato infatti presentato alla Camera dei Deputati un disegno di legge bipartisan (On. Della Vedova PDL e On. Gozi PD) che mira ad introdurre un’eccezione destabilizzante nel principio dell’opt-in sul quale - a torto a ragione - è fondata la disciplina del trattamento dei dati personali nel nostro Paese al fone di facilitare la vita alle aziende attive nel settore del marketing telefonico e complicare quella di consumatori ed utenti.

E’ l’epilogo di una brutta storia di lobby, politica e conflitto tra istituzioni dello Stato che non fa onore a nessuno dei suoi protagonisti.

La vicenda - o almeno le sue ultime puntate - iniziano nel febbraio del 2009, quando con un brutto emendamento al c.d. Milleproroghe approvato in extremis in Parlamento si legalizzò - a tempo determinato ovvero fino al 31 dicembre 2009 - una situazione dichiaratamente illegale: l’utilizzo dei numeri di telefono degli abbonati per finalità di promozionali da parte dei soggetti in possesso di tali numeri nell’ambito di banche dati costituite prima del 1° agosto 2005.

Si trattò di un’iniziativa, come ho già avuto occasione di scrivere, inamissibile nel merito e nel metodo perché si perpetuava ex lege un illecito e lo si faceva al fine dichiarato di superare l’orientamento espresso dal Garante per la protezione dei dati personali in una lunga serie di proprie decisioni a tutela di utenti e consumatori.

A seguito di tale iniziativa, il Garante per la protezione dei dati personali non era rimasto a gurdare e con un bel provvedimento del marzo del 2009 delimitò rigidamente i confini della “proroga di’illiceità”.

Francamente non ho chiaro quanto valga in Italia il mercato del direct marketing nè chi ne siano i principali beneficiari ma, evidnetemente, deve trattarsi di un mercato a molti zeri gestito da chi ha stretti legami con il Palazzo (qui i risultati di una googlata).

Non si spiega diversamente la recente iniziativa legislativa che mira a legalizzare definitivamente l’utilizzo dei numeri telefonici degli utenti per scopi promozionali addossando su questi ultimi il compito di difendersi, procedendo - con modalità da stabilirsi - alla registrazione del proprio numero telefonico in un elenco negativo che dovrebbe essere gestito proprio dall’Ufficio del Garante per la protezione dei dati personali.

In buona sostanza, all’indomani dell’eventuale entrata in vigore della nuova legge che dovrebbe, a tal fine, modificare il Codice privacy, chi non vorrà essere disturbato da telefonate promozionali quando la sera sta per mettersi a cena, dovrà manifestare tale volontà in ossequio al sistema c.d. dell’opt out che, il nostro legislatore, poco più di cinque anni fa, ha giudicato inadeguato alla tutela della privacy dei cittadini italiani.

Ma c’è di più.

Secondo il DDL presentato alla Camera - e, per fortuna, ancora in attesa di essere caledarizzato - si prevede che l’iscrizione del proprio numero nel registro “scada” ogni due anni con il conseguente obbligo per l’utente di dover rinnovare la propria volontà di non ricevere telefonate di disturbo per scopi promozionali e che gli operatori abbiano 30 giorni per allineare i propri databases al registro negativo.

E’ davvero troppo per sostenere come si fa nella relazione di accompagnamento al DDL che si tratta di una norma equilibrata nell’interesse comune di utenti ed aziende del settore ed è davvero troppo anche per riferire - come pure si fa nella stessa relazione - che analogo sistema è in uso all’estero.

Negli Stati uniti - dove nasce l’idea del registro negativo per il direct marketing - il congresso nel 2007 ha modificato la disciplina e trasformato in “permanente” la volontà negativa manifestata dall’utente originariamente valida per 5 anni (un periodo già di per sè doppio rispetto a quello previsto del ddl italiano del 2009!) e in Francia - dove al pari che in ogni altro Paese il sistema dei registri negativi non ha sin qui prodotto grandi risultati in termini di equilibrio dei diritti tra utenti ed operatori - la CNIL ritiene inaccettabile anche solo una settimana di ritardo nel prendere atto dell’opposizione di un consumatore all’utilizzo dei propri dati da parte delle società di direct marketing.

Mi chiedo: come può presumersi il consenso di un utente a ricevere una telefonata commerciale di disturbo?

E subito dopo mi domando: l’interese privato ed imprenditoriale di un singolo settore industriale come può indurre maggioranza ed opposizione a presentare un disegno di legge che travolge i diritti dei consumatori e disattende le indicazioni del soggetto istituzionale cui la legge affida la tutela dei dati personali?

Non so rispondermi se non con pensieri che in una stagione tanto difficile per la libertà di informazione in Rete potrebbero obbligarmi alla rettifica, condannare questo post all’oblio o, piuttosto, determinare la chiusura dell’intero blog per sequestro/inibitoria all’accesso!

E voi? Che risposta vi date? (Commentate a bassa voce please..!)


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giovedì 11 giugno 2009

Comunicato politico numero ventidue


Gli obiettivi politici sono stati raggiunti. Primo obiettivo: Luigi de Magistris e Sonia Alfano sono stati eletti al Parlamento Europeo. De Magistris con quasi mezzo milione di preferenze è secondo. Tallona lo psiconano. Un magistrato all'inseguimento di un corruttore. Sonia Alfano eletta con 165.000 preferenze. Tutte dalla Rete, tutte da voi. Non ha avuto spazi in televisione o sui giornali. Secondo obiettivo: le Liste Civiche a Cinque Stelle sono entrate in almeno 30 Comuni, tra questi Bologna, Ancona, Ferrara, Forlì, Cesena, Reggio Emilia, Livorno, Rivoli... E' solo l'inizio. I consiglieri comunali a Cinque Stelle faranno informazione verso i cittadini attraverso questo blog. Sosterremo le loro proposte per tutta la durata del mandato. In alcuni Comuni si va al ballottaggio tra PDL e PDmenoelle, per me sono uguali. Nessun apparentamento o sostegno. Nessun mercimonio per i voti a Cinque Stelle. Il blog pubblicherà foto e profili di tutti gli eletti tra qualche giorno. Terzo obiettivo: ho illustrato la proposta di legge popolare Parlamento Pulito alla Commissione affari costituzionali. Dopo la raccolta di 350.000 firme l'otto settembre di due anni fa, dopo la consegna delle firme all'allora presidente del Senato Franco Marini e la loro validazione, mi hanno dovuto ascoltare. La proposta di legge dovrebbe essere discussa ora in Senato, non mi è stata fornita alcuna data, forse non ci sarà alcuna data. Io non mi arrendo, voi non vi arrendete, e questo Parlamento cloaca sarà, prima o poi, disinfestato, dovessi recarmi all'ONU. Ho deciso di lanciare il terzo Vday. Sarà un referendum per impedire la costruzione di centrali nucleari in Italia. Un'energia anti economica e pericolosa che vive solo di sussidi statali. Senza l'aiuto dello Stato il nucleare francese non esisterebbe. Negli Stati Uniti non vengono costruite nuove centrali da più di un decennio. Nessuna compagnia di assicurazione si impegna a coprire i richi di una centrale. Una Chernobyl in Italia renderebbe la penisola inabitabile per migliaia di anni. Chi vuole le centrali vuole in realtà i nostri soldi per far quadrare i bilanci. Come la Marcegaglia degli inceneritori. Il petrolio sta finendo? L'uranio, necessario per le centrali, finirà prima, entro il 2050. E di uranio in Italia non c'è traccia. Invece abbiamo il vento, il sole, l'acqua, le energie alternative e la possibilità di ridurre gli sprechi enormi delle nostre abitazioni e dei trasporti. Insieme a Greenpeace sto producendo un film per settembre con alcune tra le voci più importanti del pianeta, tra questi Brown, Stiglitz, Rifkin, Pollan.Tutti, da diversi punti di osservazione contro il nucleare e per le rinnovabili. Non lascerò ai miei figli un Paese con una pistola nucleare carica alla tempia. Lo psiconano se ne deve andare insieme ai suoi deliri e al piazzista Sarkozy. Vday, Vday, Vday. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

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Bocciata la legge francese contro Internet



Sanzionare col “taglio” del col­legamento Internet chi sca­rica illegalmente dalla Rete materiale protetto da copyri­ght lede­ la libertà di comunica­zione ed espressione garanti­ta dalla Dichiarazione dei di­ritti dell’uomo.
Per questo motivo la Corte costituzionale francese ha bocciato la legge antipirateria voluta da Sarkozy.

I 9 saggi d’oltralpe, di cui fanno parte gli ex presidenti Valery Giscard D’Estaing e Jac­ques Chirac, “considerando lo sviluppo ge­neralizzato di Internet implica la libertà di accedere ai servi­zi di comunicazione al pubbli­co online”.
Quindi, la possibi­lità di intervenire con una so­spensione può spettare solo al giudice, non a un’enti­tà amministrativa come l’Ha­dopi incaricata dal governo Sarkozy di tagliare il collegamento ai presunti pirati.

La stessa posizione è stata tenuta dai deputati del Parla­mento europeo lo scorso 6 maggio: a maggioran­za schiacciante (407 voti con­tro 57, 10 astenuti) avevano stabilito che i diritti fonda­mentali dei “navigatori della Rete” non potessero essere li­mitati “senza decisione preli­minare delle autorità giudizia­rie”.

Mentre il mini­stro della Cultura Christine Albanel, annun­cia una modifica del te­sto, a Strasburgo stanno sbarcando i “pi­rati” del Piratpartiet svedese, braccio politico dei “corsari del Web” di PirateBay, che col 7,4% dei voti si è aggiudicato un seggio in Europa. Al primo posto in agenda, la riforma della legge sul copyright.


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martedì 2 giugno 2009

Grillo168 - Il nuovo Savonarola



Signori, siamo a Ferrara. Il palazzo degli Estensi, il castello. Savonarola, in restauro, che mi guarda. Sto girando come un pazzo. Non mi giro perché sono stravolto, ma dentro sono di una felicità estrema. Sto facendo una tournée che neanche quando avevo 21 anni facevo una cosa così. Mi cambio in macchina, mi spoglio nei gabinetti dei bar, mi faccio dare manate, pacche sulle spalle. Giriamo con queste liste civiche che non riesco più a capire cosa siano diventate. Mi sento io un Savonarola. Invece dei piagnoni che lui aveva al seguito, io ho i sorridoni, i gioconi. Sono queste liste civiche che ormai si stanno impadronendo, e ce la faranno sicuramente, dei loro Comuni. Cittadini che entreranno dentro, né di destra, né di sinistra.
Ora io sono tra Padova e Ferrara e faccio ormai comizi. Mi sembra di aver sempre fatto comizi nella vita. Ho sempre fatto comizi. La stampa, i giornali stanno mettendo una cappa di silenzio su queste cose. Anzi, spostano le date. Non ci danno le piazze. Ci decentrano dai centri. Ma la soddisfazione è che tutti i sindaci, PDL e PDmenoelle, queste robe qui che non esistono più, stanno cominciando a copiare tutte le cose che diciamo sulle cinque stelle: l'acqua, l'energie rinnovabili...
Qui ci sono i Ferraresi, la città delle biciclette. Odio le biciclette. Ho già avuto tre incidenti con le biciclette. Ci sono queste vecchie pericolosissime a Ferrara, nel centro, che hanno due borse della spesa, il telefonino e l'ombrello sulla bicicletta. Sono pericolosissime. No, è una città molto a misura d'uomo. Il mezzo di trasporto è la bicicletta. E' fantastico. Peccato che hanno questo petrolchimico, e sarà un disastro. Perché Marghera sta fallendo e i tre centri, Ferrara, Mantova e Ravenna, dipendono dal petrolchimico di Marghera. I prossimi licenziati saranno questi mille operai che lavorano qua.Questo potrebbe essere un centro di eccellenza per tutto: per il turismo, per la qualità della vita, per il cibo, per l'agricoltura che è invece abbandonata.
Mi sento un po' come Savonarola che va in giro con i gioconi invece che coi piagnoni e mi fanno delle cattiverie molto sottili. Nel senso che prima io facevo degli spettacoli, ora faccio dei comizi, leciti e consentiti dalla legge. Per depistare e farci spendere di più dicono che se ci sono io non è comizio, ma è spettacolo. E' spettacolo, allora devi spendere molto di più: devi avere i vigili del fuoco, la sicurezza. Allora devo fare comizi che non siano spettacoli. Devo vietare alla gente di ridere o a ridere di nascosto. E' pazzesco. Le liste saranno una settantina, non riesco a starci dietro, siamo in quattro a certificarle. Noi certifichiamo che siano incensurati. E' la cosa più difficile che mi sia successa nella vita: cercare degli incensurati è pressoché impossibile. Noi ce la facciamo e ce la faremo. Il 6 e 7 giugno ci conteremo. Entreremo come dei virus nei Comuni con dei consiglieri, poi ci riuniremo tutti e faremo una tattica. Li disintegreremo, queste salme della politica. Ci stanno copiando. Il segretario dei DS lo hanno visto sul tetto di un comune che ha visto per la prima volta i pannelli solari. A cinquant'anni scopre i pannelli solari sopra un comune e ne fa uno spot. Sono fantastici. Prendono tutte le nostre idee, ma non le capiscono.
Comunque noi andremo avanti e sicuramente, se non sarà fra un anno sarà fra un anno, due anni, avremo vinto su tutti i fronti. Io sono stanco, senza voce, un po' spompato perché faccio tre, quattro comizi al giorno - non mi era mai successo - però sono di una felicità... torno bambino. Questa immersione nella gente, farmi toccare, abbracciare fotografare ... queste manifestazioni d'affetto... A Bari erano settemila in piazza. Poi ci è andato lo psico-pedo-nano, il nostro presidente del Consiglio, se n'è andato dopo tre minuti. Non c'è oggi un politico in grado di girare senza scorta per le piazze d'Italia.
Io ci sono e sono senza scorta. Anzi, la scorta serve ai cittadini per proteggersi da me!
Quindi, buon 168 e ci vediamo presto. Spero nei vostri comuni. Ciao!



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Brunetta, Tremonti e la carica delle 101 poltrone

Stanco di fare solo norme anti-fannulloni, anti-panzoni, anti-neuroni il ministro Brunetta, con la complicità del suo collega Tremonti stavolta ha fatto una norma pro. Ed ha fatto approvare dal parlamento una sua norma pro-trombati alle elezioni, pro-aumenti delle poltrone e pro-boiardi di Stato. Anche se un po’ anti-contribuente




Tra tutti i ministri del governo più bravo, più bello e più buono del mondo, un governo che è per la libertà, il mercato, l’efficienza, il governo che elimina tutti gli sprechi della politica c’è un ministro, che è il più bravo, il più bello e il più buono di tutti. Un ministro che piace alla gente, perché non si lascia mai intimidire, perché è un po’birichino e anche un po’ maleducato, ma che vuole davvero cambiare le cose: Renato Brunetta. Il ministro che ha lottato e sconfitto gli statali fannulloni. Ora grazie a lui, la pubblica amministrazione è diventata efficiente. Adesso per sbrigare una pratica anziché un anno bastano 365 giorni. Adesso la gente risponde al telefono non dopo un’ora, come prima: ora bastano appena 60 minuti. Adesso per avere risposta ad una qualunque richiesta non serve un trimestre: bastano solo 3 mesi.

E nel governo più buono più bello e più bravo del mondo c’è pure un altro campione: Giulio Tremonti, l’uomo dei miracoli: quello che riesce a fare qualsiasi cosa in 9 minuti e mezzo: mangiare, dormire, fare l’amore, scrivere la legge finanziaria. Che è riuscito ad aumentare le spese, diminuire le entrate e far credere di aver risanato il bilancio dello Stato. Che aveva capito la crisi che arrivava sule banche, per questo varò a luglio la Robin tax e a settembre le ricoprì di aiuti di Stato.

Ma Brunetta (come il suo compare Tremonti) non si accontenta mai. Ha lanciato un’altra battaglia di civiltà, stavolta contro i poliziotti panzoni. Quei poliziotti che se ne stanno tutto il giorno in ufficio a non fare niente, con la scusa che i Pc non funzionano, le auto sono senza benzina e non ci sono più i soldi neppure per gli stipendi. Poliziotti che non prendono mai un’iniziativa: anziché le auto potrebbero rincorrere i delinquenti a piedi, o in bicicletta (naturalmente la propria). Poliziotti che poi si lamentano perché il povero governo è stato costretto ad introdurre le ronde.

Ma il ministro Brunetta ha anche mille altre idee geniali contro gli sprechi, le inefficienze, per cambiare il volto dell’Italia. Come quella fantastica idea di obbligare gli impiegati ad indossare la giacca e cravatta in ufficio. Perché ci vuole decoro e rispetto del pubblico. E che sarebbe la svolta per il recupero di produttività della pubblica amministrazione: vuoi mettere la differenza di fare 2 ore di fila al catasto davanti ad un impiegato in gessato blu, o andare per 15 giorni consecutivi al ministero per sapere se la tua domanda è stata accolta parlando ad un impiegato allo sportello in elegante blazer. E’ tutta un’altra cosa!

Ma tra le fantastiche trovate di Brunetta (in compagnia del suo compare Tremonti) ce ne è una semplicemente unica. Quella che ci mostra davvero quanto stanno cambiando le cose in questa nostra bella Italia, grazie agli uomini e alle donne di questo governo buono, bello e bravo. Basta leggere l’articolo di una legge appena approvata dal Parlamento e firmata naturalmente dai bravissimi, bellissimi, buonissimi Renato Brunetta e Giulio Tremonti.

Si tratta della legge intitolataDisposizioni per lo sviluppo, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile” appena approvata dal Senato. Una di quelle leggi piene di norme piccole piccole, di cui pochi parlano, ma che dà il segno del vero cambiamento. All’articolo 71 di questa legge viene modificata una norma della Legge Finanziaria 2008, varata dal Governo Prodi. Quel governo di ladroni, spreconi, cattivoni, che aveva ridotto l’Italia a sembrare quasi un paese come tutti gli altri.

Una norma che prevedeva, per le società di proprietà pubblica non quotate in borsa un numero massimo di consiglieri di amministrazione pari a 3, invece dei 5 stabiliti fino a quel momento, oppure a 5 se fino ad allora fossero stati 7. Una norma pletorica, quasi come il Parlamento. Complicata, difficile da capire. Antica. Ed ecco che il bravo, bello, buono Brunetta ha cambiato la legge. Ed ha previsto la possibilità di aumentare da 3 a 5 (o da 5 a 7) il numero dei consiglieri di amministrazione delle società controllate dallo Stato e non quotate in Borsa. Eliminando quindi la norma del precedente governo, quello dei brutti, sporchi e cattivi, il governo Prodi.

Ma quanto è bravo, ma quanto è buono, ma quanto è bello il nostro ministro. Lui è sempre anti-sprechi, anti-lassismo e pure anti-patico. Pure questa è una norma anti. Non è anti-fannulloni, non è neppure anti-panzoni. Ma è una legge anti-elezioni. Sì, perché tra pochi giorni si vota, e sono molti i candidati che si danno battaglia per un seggio al parlamento europeo, o in qualche importante comune, o provincia. Non tutti riusciranno ad essere eletti. E qualcuno potrebbe ritrovarsi - poverino - senza lavoro. Ma questo è il governo che “Non lascerà indietro nessuno“.

Ed ecco che Brunetta, firmatario della legge assieme a Tremonti, si è ricordato che sono in scadenza un sacco di Consigli di amministrazione di società di proprietà dello stato: l’Anas, la Fintecna, la Fincantieri, l’Enav, e anche Trenitalia. E hanno avuto una fantastica idea: aumentare il numero dei consiglieri di amministrazione, così che se qualche poveretto finisse per essere trombato alle elezioni nonostante gli era stato promesso un posto sicuro in qualche parlamento o consiglio comunale e provinciale, si potrebbe accontentarlo con un posto in qualche CdA. Una norma anti-elezioni e anche un po’ anti-elettori.

Nel mentre si acquistano le poltrone nuove di zecca per i boiardi che verranno, salutiamo con gioia il ministro più bravo più bello più buono del mondo: Renato Brunetta e il suo degno compagno di merende Giulio Tremonti. Dopo la lotta ai fannulloni, le ingiurie ai panzoni, arrivano le pernacchie agli elettori un po’ fresconi. Già pronto il nuovo slogan per la campagna elettorale del PdL: più poltrone per tutti!

Meditate, gente, meditate !

Buon tutto!




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venerdì 29 maggio 2009

Sapete una s... voi, della Crisi.



Forse vi è capitato di vedere questo spot della Coca Cola, quello con protagonista la bimba Giulia, pisana (dall'accento romano). Incentrato sul tema della "crisi", ha fatto infuriare gli albergatori, perché invita ad andare in vacanza dalla nonna anziché a spendere nelle aziende turistiche. Attendiamo a pié fermo la reazione dei ristoranti di sushi e dei produttori di auto.
Ma ci chiediamo altresì come mai il messaggio per uno stile di vita più sostenibile debba essere affidato ad una multinazionale che ne ha, di cose sulla coscienza (a cominciare dal massacro di sindacalisti in Colombia). Ci sarebbe piaciuto vedere Giulia, insomma, martellarci con una bella Pubblicità Progresso in cui concludeva brindando a succo di frutta mentre il papà gusta del buon vino nostrano.
Utopia? Probabile. Intanto i pisani ne hanno fatta un versione geniale in cui sfottono i livornesi e ci insegnano come si vive sostenibile "alla toscana"... guardatevelo, è proprio carino.



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L’intercettazione fra Tonì e Clemè



Tra una settimana gli italiani saranno chiamati alle urne per votare i candidati da mandare all’europarlamento di Bruxelles. Ce ne sono tanti. Alcuni sono di spessore come Luigi De Magistris, Sonia Alfano e Carlo Vulpio, altri sono impresentabili come Clemente Mastella. Già dipendente Rai per intercessione di Ciriaco De Mita, già deputato per 5 lustri, già senatore e ministro dell’ingiustizia del governo Prodi, già ministro anche del primo governo Berlusconi, già rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione a delinquere e concussione dalla procura di Napoli, già in fraterna confidenza con Antonio Saladino che chiama Tonì, anima e corpo dell’Opus dei calabrese, numero uno degli indagati nell’inchiesta Why not sul destino dei finanziamenti che giungevano a decine di società create assieme ai partiti ridotti a comitati d’affari, definito da De Magistris “uomo al centro di un potere politico-economico non discutibile che manifesta una conoscenza verso esponenti politici di riferimento nazionali e regionali“.

La telefonata intercettata, depositata agli atti, risale al marzo del 2006 quando Mastella, da deputato, era alle prese con la sua campagna elettorale targata Udeur, col quale raccoglierà l’1,4% di voti che una volta messi sul tavolo di Romano Prodi gli varranno in cambio il dicastero alla giustizia per tutta la breve durata del governo.

Fino ad oggi quella telefonata fra Saladino e il candidato europeo del Pdl Clemente Mastella, era stata pubblicata soltanto sui giornali. Dal colloquio emerge lampante l’immediata disponibilità di Mastella nei confronti del principale indagato di Why not a ricevere il costruttore toscano Valerio Carducci, titolare di un’impresa che già da tempo si aggiudicava appalti pubblici.

Da oggi quella telefonata è dsponibile anche in versione ufficiale QUI per la sua diffusione, affinché gli italiani sentano, sappiano e si facciano una propria idea prima che il governuncolo del corruttore vieti l’utilizzo delle intercettazioni, come ha intenzione di fare subito dopo il voto delle europee.
Buon ascolto.


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riporto un post di Beppe Grillo

Comunicato politico numero ventuno







Il Sistema è a pezzi. Una piccola spinta. Un alito di vento. Una fotografia riservata di papi. E precipita. La Marcegaglia degli inceneritori ha attivato la sirena d’allarme sull’occupazione. Il Vaticano ha invocato di non lasciare soli i disoccupati. I sindacalisti sono buttati giù dal palco. Draghi, governatore della Banca d’Italia, stima in 10% il tasso di disoccupazione. In meno 5% il PIL. E non è finita qui. Ci stiamo sgretolando. Gli zoccoli cominciano a scaldarsi. Quando chiuderanno Pomigliano e Termini Imerese qualcuno dovrà darsi alla fuga. Siamo i gamberi d’Europa. Chi governa il Paese è fuori controllo, anche del suo controllo mentale. La crisi economica dilaga, e lo psiconano parla di sesso piccante e di grumi eversivi della magistratura. Lo fa con chiunque gli capiti a tiro. Come un vecchio molesto e un po’ rincoglionito che ripete sempre la stessa cosa. Parla della Gandus e di Noemi con la Confindustria dei falsi in bilancio (complimenti per gli applausi contro la magistratura, a buon rendere!). Con la Confesercenti che lo fischia. Con i terremotati in Abruzzo che gli gridano di farsi processare. In Parlamento, Antonio Di Pietro chiede l’impeachment per lo psiconano, corruttore di Mills, e non riesce a raccogliere neppure una sessantina di firme necessarie per la mozione. D’Alema e Casini mi sentite? Bene: andate a fanculo! La responsabilità del diluvio che ci aspetta è vostra. Siete i pali della P2, di Testa d’Asfalto. Lui distrugge l’informazione, il senso dello Stato, la giustizia e voi non avete neppure il coraggio di mettere una firma. Dove erano PDmenoelle e UnioneDeiCarcerati quando fu approvato il Lodo Alfano? Violante chi ti ha autorizzato a lasciare le frequenze di tre reti nazionali a Mediaset? Il Paese può essere rifondato solo dal basso. Da cittadini che si fanno Stato. Io sono in tour elettorale per sostenere le Liste Civiche a Cinque Stelle. Nessuno lo sa. Nessun organo di informazione ne parla. Hanno una paura fottuta. Ma, per magia, quando arrivo, le piazze sono piene di gente entusiasta, pulita che vuole sentire parole nuove e prendere in mano la propria vita, dare un futuro ai propri figli. Persone che si autofinanziano per i palchi, i volantini, gli impianti. Non prendono un euro di soldi pubblici. Gente che non affida i figli all’eroe Mangano per farli accompagnare a scuola. Dobbiamo prendere coscienza che non c’è nessuno dall’altra parte. Che questa Italia e questa vita sono solo nostre. Acqua, energia, ambiente. Tutto. È tutto nostro. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

giovedì 7 maggio 2009

Energy Revolution!



Per il lancio internazionale del rapporto Energy [R]evolution 2008" Greenpeace si è affidata ad un aiuto storico, quello di John F. Kennedy. In questo video ci sono le parole che Greenpeace vorrebbe venissero presto pronunciate: Energy Revolution! Perchè la vera alternativa ai combustibili fossili è puntare su fonti rinnovabili ed efficienza energetica. In questa fase di crisi economica, la necessità di sostenere in tutto il mondo una rivoluzione energetica pulita è più urgente che mai.

mercoledì 15 aprile 2009

riporto un post di beppegrillo.it

Stiglitz e Le Liste Civiche




Mi scrive Joe Stiglitz, premio Nobel per l'economia. Stiglitz appoggia l'idea del movimento dal basso e le Liste Civiche per i Comuni a Cinque Stelle. E' una grande notizia!
La parola crisi è la più usata per definire questo momento storico. E' però una delle più inappropriate. Si dovrebbe parlare di cambiamento della società, della produzione, del concetto stesso di produzione. La democrazia rappresentativa con la delega in bianco è un relitto del passato che andrà ad aggiungersi ai numerosi "ismi" in soffitta. Quello che ci aspetta non è ancora chiaro, ma il cambiamento sarà di sistema, riguarderà ogni cosa. Ognuno deve diventare rappresentante di sè stesso. Partecipare in prima persona allo sviluppo della società in cui vive. Disponiamo di un solo pianeta e di una sola vita. Il resto è niente. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

Dear Beppe,
in questo momento siamo di fronte a due crisi: una crisi finanziaria globale ed una persino più profonda, climatica, i cui effetti ci potrebbero sembrare più distanti, ma che in realtà dipendono da ciò che facciamo ora.
Queste crisi hanno le loro cause sia nelle storture a livello finanziario che nel cambiamento climatico, si possono risolvere solo se i cittadini sono coinvolti direttamente. Da parte mia, ho sempre ritenuto che i cambiamenti sociali ed economici fossero possibili solo da un movimento popolare dal basso.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama ha fatto questo impostando larga parte della sua campagna con il rapporto diretto con la cittadinanza attraverso internet e lanciando poche settimane fa la sua “rivoluzione verde”. Questo cambiamento può assumere altre forme di partecipazione dal basso attraverso il coinvolgimento diretto dei cittadini. Una novità molto importante è quella che mi raccontano i miei collaboratori italiani: attraverso la rete del tuo blog si stanno formando liste civiche locali con l’obiettivo di iniziare a modificare il modo di vivere, produrre e consumare. I cittadini si organizzano direttamente ed orizzontalmente utilizzando la rete e partendo dal livello amministrativo a loro più vicino.
Per uscire della crisi climatica e finanziaria bisogna puntare sul risparmio e l’efficienza energetica. Pensiamo alle centinaia di migliaia di posti di lavoro che si possono creare ristrutturando secondo i canoni di efficienza e risparmio energetico gli edifici privati e pubblici. Secondo un recente lavoro del Peterson Institute, spendendo 10 miliardi di dollari (7,9 miliardi di euro) per isolare termicamente le abitazioni USA, potremmo creare più di 100.000 posti di lavoro tra il 2009 e il 2011, portando un beneficio duraturo all’economia stimato da 1,4 a 3 miliardi di dollari tra il 2012 e il 2020.Accanto allo sviluppo delle nuove tecnologie e delle fonti rinnovabili attraverso una economia sempre a minor impatto di anidride carbonica e fumi inquinanti, occorre porre l’obiettivo di “rifiuti zero”, cioè programmi che prevedano il riciclo totale dei materiali e la non produzione di rifiuti. Una via intrapresa da grandi metropoli della California che può portare benefici economici, lavorativi, ambientali.
Guardo con grande attenzione a questa vostra novità nella speranza che possa offrire una nuova prospettiva di equo benessere per il futuro di tutti. Un abbraccio." Joe Stiglitz

martedì 24 marzo 2009

Colpevoli per non aver commesso il fatto



di MARCO TRAVAGLIO

Testo:
"Buongiorno a tutti,
meno male che i rumeni non sono politici italiani. Pensate se dal 18 febbraio fossero in carcere due politici, mettiamo pure due consiglieri di circoscrizione anche perché fossero parlamentari per definizione non potrebbero essere dentro. Due consiglieri di circoscrizione arrestati per un presunto reato, dopodiché si scopre che non l'hanno commesso ma li tengono dentro lo stesso con accuse che cambiano di giorno in giorno.
Poi arrestano quelli che si ritengono essere i veri colpevoli di quel reato, ma loro rimangono ancora dentro: figuratevi, apriti cielo! Avremmo fiumane di trasmissioni televisive, campagne stampa, articoli di tutti i garantisti di questo mondo – quelli sedicenti. “Ah, errore giudiziario, manette facili! Chissà perché li tengono dentro, forse per fargli confessare un delitto che non hanno commesso.”.
Fortunatamente non stiamo parlando di due politici italiani, ma di due rumeni che solo per la faccia che hanno, a questo punto, sono in galera.
E' bene ricordarseli sempre, questi nomi, perché il degrado che sta subendo il nostro diritto passa attraverso queste storie e quando noi non ci facciamo caso perché “tanto si tratta di rumeni”, “i rumeni sono tutti uguali”, “se non hanno fatto una cosa ne avranno fatta un'altra”, insomma vale per loro il detto cinese “quando torni a casa picchia tua moglie: tu non sai perché la stai picchiando ma lei sì”. Ecco, la stessa cosa vale per il rumeno, il nuovo mostro sul quale scaricare tutte le nostre tensioni e frustrazioni.
Si chiamano Karl Racz e Alexandro Isztoika Loyos. Furono arrestati il 18 febbraio per lo stupro della Caffarella. Il questore Caruso disse – ne abbiamo già parlato – che era un grande successo, li avevano presi con i metodi di indagine tradizionali, con questo che è un modo stranissimo di definire le indagini: è un modo politico di definirle perché c'era, in quel momento e c'è ancora, la polemica sulla legge sulle intercettazioni così il questore, che è il rappresentante della Polizia a Roma e quindi il rappresentante del governo, un dipendente del ministero dell'Interno, si affrettò a offrire sul piatto d'argento al governo un argomento a favore della legge che limita le intercettazioni, ripetendo a pappagallo quello che i politici di centrodestra e spesso anche quelli di centrosinistra dicono: che purtroppo le intercettazioni impigriscono gli investigatori e i magistrati impedendo loro di fare le famose indagini tradizionali.

Maledetta tecnologia

Questa volta si vantavano di avere fatto le indagini tradizionali, di avere usato i metodi tradizionali, il famoso Ogino-Knaus del perfetto detective. Chi volesse divertirsi può andare nell'archivio dell'Ansa e trovare le dichiarazioni esultanti dei famosi ambienti della questura i quali tirano la pietra e nascondono la mano, e si vantavano di avere riesumato le indagini alla Maigret tutte fatte con i metodi tradizionali “senza l'aiuto di nessuna tecnologia” - leggi: senza l'aiuto di nessuna intercettazione, nessun tabulato telefonico.
Dopodiché, purtroppo, arrivano le tecnologie: disgraziatamente abbiamo le tecnologie. Quando sperano di incastrarli definitivamente col DNA, questo smentisce che siano stati loro: e sul DNA non si discute, o sei tu o non sei tu.
Non erano loro.
Problema: può un rumeno non essere stato lui? Può il questore essersi sbagliato? Può il governo avere imperniato tutta la campagna dell'ultima settimana della legge sulle intercettazioni su un fatto falso? No, non si può.
Allora avrà torto il DNA, tant'è che qualcuno cominciava a dire che il DNA non è poi così importante, non è poi così decisivo.
Intanto, però, cosa fecero i magistrati e i poliziotti? Denunciarono e incriminarono i due arrestati per lo stupro per altri reati; uno dei due fu accusato di un altro stupro, quello di Primavalle. L'altro fu accusato di essersi autocalunniato nel famoso interrogatorio di cui abbiamo visto addirittura i filmati in televisione, a Porta a Porta e non. Confessione che poi si è rivelata falsa infatti è stata ritrattata, quindi se confessi un delitto che hai fatto finisci in galera per quel delitto, se confessi un delitto che non hai fatto resti in galera perché ti sei autocalunniato.
Naturalmente il reato di autocalunnia, l'ha spiegato bene Bruno Tinti su La Stampa, presuppone come tutti i reati il dolo, cioè presuppone che uno si autocalunii appositamente per mandare in galera se stesso e per depistare le indagini. Ma dato che di fessi che si autoaccusano di un reato così grave, tra l'altro... che se ti porta in galera hai finito di vivere anche in galera perché il detenuto accusato di molestie sessuali e di stupri, vi assicuro, rimpiange di non aver ammazzato qualcuno o di non avere fatto qualche strage; rischia di subire lo stesso trattamento, in carcere, sapete bene com'è l'ambiente carcerario.

Il rumeno ha sempre qualcosa da nascondere

Ecco, se uno si autoaccusa di un delitto così orrendo, finisce in galera in base a quello che ha detto lui di se stesso e non è proprio pazzo – e qui pazzi non ne abbiamo – allora può darsi che lo abbia fatto o perché l'hanno picchiato e costretto a confessare, che è quello che sostiene lui, oppure perché qualcuno molto feroce che ce l'ha in pugno lo ha costretto ad autoaccusarsi per coprire lui.
In entrambi i casi il tizio avrebbe agito sotto costrizione, avrebbe agito per causa di forza maggiore, per stato di necessità, quindi assolutamente senza il dolo e la volontà di commettere quel reato. Quindi non c'è autocalunnia.
Dopodiché ne aggiungono ancora un pezzo e dicono che ha pure calunniato i poliziotti rumeni, che l'avevano interrogato prima che si accendessero le telecamere e che venisse interrogato dai poliziotti italiani, perché aveva sostenuto che in quel primo interrogatorio davanti ai poliziotti suoi connazionali era stato picchiato e intimidito duramente.
Naturalmente picchiato nelle parti molti, che non si vedono, che non lasciano tracce e lividi. Anche se poi il questore, bontà sua, disse “beh effettivamente presenta alcuni arrossamenti sul collo”.
In ogni caso è stato accusato anche – il famoso biondino – di avere calunniato oltre che se stesso anche i rappresentanti della polizia rumena e per questo è rimasto in galera. Ora, è vero che esistono alcuni casi nei quali la gente finisce in galera anche per calunnia – il famoso caso del falso pentito di mafia Pellegriti che Falcone arrestò perché ritenne che le accuse che lanciava a Salvo Lima e ad altri politici sui grandi delitti di mafia fossero false. Lo stesso accadde a Milano nel 1996-1997 quando furono arrestati due sottufficiali dei Carabinieri, i famosi Strazeri e Corticchia, che avevano testimoniato a Brescia sostenendo di avere le prove del complotto del Pool di Milano, da Di Pietro a Davigo a Colombo, contro il povero Berlusconi; poi si scoprì che erano due peracottari che raccontavano un sacco di fregnacce e che avevano addirittura avuto dei vantaggi dopo avere raccontato quelle fregnacce, visto che erano in contatto con ambienti della Fininvest, e allora furono arrestati.
Ma voi capite che quando uno si inventa un complotto ai danni di un presidente del Consiglio o quando uno si inventa che dei politici siano dei mandanti di omicidi e poi non è vero niente, capite che si tratta di grandi operazioni di depistaggio. Anche Igor Marini fu arrestato per calunnia. Accidenti, era un tale calunniatore che addirittura era arrivato al punto di inventarsi la tangente Telekom Serbia a Prodi!
Stiamo parlando di grandi calunnie; qui cosa volete che sia? E' uno che dice “sono stato io” o “la polizia mi ha picchiato”: si può mai pensare che uno rimanga in galera per un delitto così fumoso, improbabile, ridicolo e poco pericoloso? L'abbiamo capito, non sei stato tu, basta. Ti mettiamo fuori. Questo sarebbe successo – è la mia opinione – se questi due signori fossero stati degli italiani; non dico dei politici italiani: degli italiani.
Il rumeno ha sempre qualcosa da nascondere o da farsi perdonare, quindi rimangono in galera anche se nel frattempo è saltata anche l'accusa a uno dei due per l'altro stupro, quello di Primavalle, e anche se nel frattempo sono stati arrestati altri due rumeni di cui si dice che sono i colpevoli veri!
Noi abbiamo contemporaneamente in galera i presunti colpevoli veri e i sicuri colpevoli falsi.
La cosa stupefacente non è che tengano in galera qualcuno che non c'entra niente, perché per fortuna abbiamo vari gradi di ricorso e prima poi il Tribunale della Libertà, il Riesame, la Cassazione farà giustizia. La cosa paradossale è che non protesta nessuno! Non si leggono editoriali, salvo rarissimi casi, e devo dire abbastanza bipartisan: è intervenuto l'avvocato Ghedini, è intervenuto l'avvocato Calvi, cioè l'avvocato di Berlusconi e quello di D'Alema a dire “ma come vi viene in mente di tenere dentro questa gente?”.
Per il resto, silenzio. Non ho visto dei Porta a Porta col plastico di Primavalle: ho visto dei Porta a Porta che invece tendevano a dimostrare che il tizio, anche se aveva ritrattato la confessione, comunque non aveva motivo di ritrattare e bisognava credere alla confessione. E' uno strano modo di ragionare, se si pensa che invece per quanto riguarda l'avvocato Mills tutti credono alla ritrattazione e non alla confessione, eppure Mills non l'aveva picchiato nessuno quando scrisse la famosa lettera al suo commercialista per dire di avere avuto 600.000 dollari da Mr. B. cioè da Berlusconi, in cambio delle sue testimonianze false o reticenti nei processi milanesi alla Guardia di Finanza e di All Iberian.
Quindi, se Mills confessa per iscritto al suo commercialista in una lettera che mai è destinata a essere pubblicata e poi conferma quella lettera quando i magistrati di Milano lo convocano e poi la smentisce dopo che probabilmente qualcuno gli ha detto di smentirla, tutti credono alla smentita anche sei poi Mills viene condannato ma nessuno lo dice; dall'altra parte, se un rumeno in strane serie di interrogatori, con certi arrossamenti, confessa un delitto che poi si scopre sicuramente non essere suo allora bisogna continuare a credere alla confessione.

C'è chi pagherebbe per vendersi

E' molto pericolosa la deriva verso cui stiamo andando, perché dimostra i danni devastanti che fa un certo clima misto a certe riforme in arrivo. Ne abbiamo parlato, è la riforma che stacca il pubblico ministero dalla polizia giudiziaria. Non è ancora in vigore, ma come voi ben sapete in Italia c'è chi pagherebbe per vendersi; questo lo diceva Victor Hugo ma penso che sia il motto nazionale: c'è un tale conformismo e una tale corsa sul carro dei vincitori che qualcuno tende sempre ad anticipare, addirittura, le riforme che non sono state ancora fatte.
Pensate soltanto a quello che accadde alla procura di Palermo, ai tempi del procuratore Grasso, quando furono eliminati con una specie di “pulizia etnica” i cosiddetti caselliani, i magistrati ritenuti troppo vicini all'ex procuratore Caselli. In realtà non era perché erano amici di Caselli, ma perché avevano condotto i grandi processi ai politici per i rapporti fra mafia e politica; chi si occupava del processo Andreotti, del processo Contrada, del processo Mannino e del processo Dell'Utri soprattutto furono completamente emarginati, furono esclusi da quel circuito di circolazione delle notizie che deve essere la regola principale dei Pool antimafia, per legge, prima ancora che passasse la legge Castelli-Mastella, Castella, Mastelli che affidava al procuratore capo una specie di diritto di vita e di morte su tutta l'attività della procura. Cioè, rifaceva delle procure delle piramidi con un vertice mentre prima il potere delle procure era diffuso e in capo a ogni sostituto procuratore.
Pensate a quello che è accaduto a Catanzaro, dove prima che entrasse in vigore questa riforma che verticalizza le procure e da' tutto in mano ai capi, un procuratore capo – Lombardi – e un procuratore generale – Favi – hanno tolto le famose indagini a De Magistris, anticipando le riforme.
Adesso ne sta arrivando un'altra; l'ha firmata Alfano ma potete immaginare chi l'ha scritta: è quella che espropria il pubblico ministero del potere di prendere le indagini e di dirigere la polizia giudiziaria.
Lo dice spesso Berlusconi: il pubblico ministero deve diventare l'avvocato dell'accusa, cioè la longa manus della Polizia. La polizia fa le indagini, il pubblico ministero non può metterci becco e quando la polizia le ha finite il PM va in aula a sostenere l'accusa contro quelli che la polizia, i Carabinieri o la Guardia di Finanza gli hanno impacchettato.
Pensate a tutti quelli che le forze di Polizia non impacchetterebbero più, visto che dipendono dal governo. E pensate a tutte le indagini a cui non avremmo più possibilità di accedere proprio perché il magistrato di sua iniziativa non potrà più farle, dovrà aspettare che le faccia la Polizia che dipende dal governo.

Rischiamo grosso

Contro questa riforma, che è eversiva in un Paese come l'Italia dove la politica va dappertutto, l'associazione degli studiosi del processo penale diretta da tre avvocati, Amodio, Giarda e Illuminati, hanno espresso “perplessità e preoccupazione di fronte alla elisione del vincolo funzionale fra il rappresentante dell'accusa e la polizia giudiziaria, anche sotto il profilo di legittimità costituzionale”.
Dicono che è incostituzionale, questa porcheria. E poi dicono che “questo orientamento ribalta completamente la prospettiva recepita dal nostro codice, ponendo numerosi interrogativi anche sul piano dell'efficienza del lavoro investigativo. Non foss'altro, perché affida a un organo dipendente all'Esecutivo – cioè la Polizia – l'iniziativa investigativa e le consequenziali scelte di indirizzo”.
Sono parole un po' tecniche per dire che rischiamo grosso togliendo la polizia dal controllo della magistratura e lasciandola esclusivamente sotto la direzione del governo, e i risultati li stiamo vedendo proprio in questi giorni quando una parte della magistratura, quella più servile, si è già messa a fare l'avvocato della Polizia.
La Polizia ti dice che lo stupro della Caffarella è stato fatto da quei due, Racz e Loyos? Perfetto, senza star lì a discutere quelli vengono ficcati dentro e una volta dentro devono rimanere dentro, un'accusa vale l'altra; l'importante è che restino lì per non smentire la Polizia.
Ma quando mai il magistrato deve adagiarsi supinamente sulle tesi delle forze dell'ordine? Le forze dell'ordine fanno il loro giusto e sacrosanto lavoro, ma poi la magistratura deve raffinarlo, verificarlo e spesso deve calmare le forze di Polizia dicendo “attenzione, c'è questo, questo e quest'altro”.
Pensate a quello che è successo per gli altri stupri: qui non c'è uno stupro, di quelli avvenuti a Roma, di cui si sia venuto a capo. Adesso si scopre pure che lo stupro di Capodanno forse non era nemmeno uno stupro, ma un tentativo di rapporto consenziente fra due ragazzi che erano pieni di droga e alcool, talmente pieni che non sono riusciti nemmeno ad avere un rapporto, per cui poi è successa una rissa e il maschio ha picchiato la ragazza.
Cosa deplorevolissima, naturalmente, ma non è uno stupro; tant'è che il tizio che era stato messo ai domiciliari ora è tornato pure a casa perché non ha fatto uno stupro.
E stanno crollando quasi tutte queste indagini fatte negli ultimi mesi sull'onda dell'emozione, con il governo che spingeva per dimostrare una risposta immediata ai cittadini, la Polizia che assecondava il governo e la magistratura che assecondava la Polizia.
E dov'è il controllo terzo, imparziale della magistratura? Ci sarebbe ancora, perché non l'hanno ancora abolito per legge, ma c'è già chi ne fa a meno, chi fa come se non ci fosse più il dovere della magistratura di un controllo imparziale.

Come con Genchi e De Magistris

Guardate che la stessa identica cosa sta avvenendo con i casi che ormai conosciamo abbastanza bene di Gioacchino Genchi e De Magistris.
La procura di Roma ha sempre avvertito questa vicinanza con il potere politico: ci lavorano splendidi magistrati alla procura di Roma, ma anche qualcuno che evidentemente avverte certi venticelli dei palazzi del potere vicini. E guardate cos'è successo con Genchi: la procura di Salerno, competente a indagare sulle attività di Genchi e De Magistris a Catanzaro, aveva già stabilito con una richiesta di archiviazione per De Magistris, che tutta la faccenda del telefonino di Mastella non conteneva reati perché loro non sapevano niente sulla titolarità di quel telefonino fino a che non hanno ricevuto i tabulati.
Allora cos'è successo? Che il Ros dei Carabinieri, non essendo riuscito a far passare le proprie accuse a Genchi e indirettamente a De Magistris, presso la procura di Salerno è andata a cantare in un altro cortile, a Roma e alla procura di Roma hanno aperto un duplicato dell'indagine di cui a Salerno si era già chiesta l'archiviazione, e hanno incriminato Genchi per quei due reati ridicoli che abbiamo descritto la settimana scorsa.
Adesso, nel giorno in cui De Magistris annuncia la sua candidatura alle europee nell'Italia dei Valori, il mattino c'è la conferenza stampa con Di Pietro, al pomeriggio escono le agenzie con la notizia che De Magistris è iscritto dalla procura di Roma nel registro degli indagati.
Naturalmente se si fosse trattato di Berlusconi o di un suo uomo, apriti cielo! Ma come, al mattino annuncio la candidatura e al pomeriggio fai sapere che sono iscritto nel registro degli indagati? E' giustizia a orologeria, avrebbero detto quelli là. Noi non lo diciamo perché non siamo quelli là.
Segnalo, però, che l'iscrizione nel registro degli indagati è uno dei pochi atti segreti. Non l'avviso di garanzia, non l'invito a comparire, non il mandato di perquisizione, il mandato di arresto, il mandato di sequestro. Quelli sono tutti atti pubblici, ma l'iscrizione sul registro degli indagati è un atto segreto; dopodiché a volte i giornalisti lo vengono a sapere, ben venga... possibile che siano venuti a saperlo proprio il pomeriggio dell'annuncio della candidatura?
Abbiamo anche dei giornali che ignorano la consecutio temporum, come questo che titola: “Il PM è indagato e Di Pietro lo candida”.
In realtà la consecutio temporum esatta è: Di Pietro lo candida e la procura di Roma annuncia che è indagato, perché questa è la reale consecutio.
Dopodiché tutti si possono sbizzarrire dicendo che ci sono quei fanatici di Travaglio, Grillo e tutti gli altri che hanno sempre detto che non si devono candidare gli indagati.
Attenzione, siamo seri: se io volessi impedire a chicchessia di essere candidato, presenterei denunce in tutte le procure d'Italia nei confronti di tutti quelli che so che vogliono candidarsi. Nove su dieci, chi viene denunciato viene iscritto come atto dovuto nel registro degli indagati e quindi potrei dire “quello è indagato, non si deve candidare”. Nessuno di noi ha mai sostenuto una sciocchezza del genere, abbiamo sostenuto che se ci sono dei rinvii a giudizio, delle condanne, sarebbe bene farsi da parte; se ci sono delle condanne definitive sarebbe bene che ci fosse una legge che impedisce la candidatura; se uno è indagato bisogna andare a vedere per che cosa lo è.
Potrebbe essere indagato per avere fatto un blocco ferroviario per bloccare un treno che portava delle armi, per esempio: è un reato ma non c'è nulla di indecente moralmente, stiamo parlando di altro.

Il complice De Magistris

Qui di che cosa si tratta? L'indagine su De Magistris è abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio, non per avere bloccato un'autostrada o una ferrovia. Sapete qual è la colpa di De Magistris? Pensate a come una parte della magistratura ormai va incontro ai desiderata del potere politico nel giorno giusto e nel momento giusto: l'accusa nasce dalla denuncia della procura di Catanzaro contro quella di Salerno che aveva fatto la famosa perquisizione ai magistrati di Catanzaro, e i magistrati di Catanzaro appena indagati e perquisiti da quelli di Salerno avevano contro sequestrato le carte che gli avevano portato via e avevano incriminato, senza avere nessuna competenza per farlo, i loro colleghi di Salerno per abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio.
L'interruzione di pubblico servizio era dovuta al fatto che quelli di Salerno gli avevano preso l'originale del fascicolo Why Not, impedendo a quelli di Catanzaro di proseguire nelle indagini, che peraltro languivano da mesi e che sarebbero rimaste bloccate uno o due giorni, il tempo di fare le fotocopie e di restituirlo ai titolari dell'indagine.
In ogni caso i magistrati di Salerno vengono denunciati da quelli di Catanzaro per avere fatto quella perquisizione e avere interrotto quell'importantissimo pubblico servizio.
A questo punto, dato che la procura di Catanzaro è incompetente a fare quella iscrizione nel registro degli indagati, l'inchiesta passa poi alla procura competente, che è quella che deve occuparsi degli eventuali reati commessi a Salerno ed è quella di Napoli.
Ma quella di Napoli non può occuparsene perché nel frattempo il CSM ha trasferito De Magistris proprio a Napoli, allora si va nella procura competente a giudicare i magistrati di Napoli, cioè Roma. Ma anche quella di Roma non è competente, perché a Roma lavorano due dei tre magistrati di Salerno che il CSM nel frattempo ha trasferito per avere fatto la perquisizione a Catanzaro, la dottoressa Nuzzi e il dott. Verasani.
Allora, da Roma questa indagine passerà a Perugia, questa è l'indagine: perché c'è dentro De Magistris? Perché è stato De Magistris, con le sue denunce nei confronti dei colleghi di Catanzaro, a innescare quell'indagine che poi ha portato i magistrati di Salerno a fare la perquisizione a Catanzaro. Anche De Magistris è complice dei magistrati di Salerno per essere poi andati a Catanzaro a portar via le carte di Why Not interrompendo il pubblico servizio.
Questo è il reato che gli viene contestato: “Indagato, eppure lo candidano lo stesso”...
Per essere andato a Salerno a difendere il lavoro che lui riteneva buono – poi nessuna sa se era buono o se era cattivo perché non gli hanno fatto concludere le indagini – e segnalato, com'era suo dovere, gli insabbiamenti e gli ostacoli che aveva incontrato presso i colleghi e i superiori di Catanzaro, De Magistris è indagato.
Quante possibilità ci sono che venga processato per delle cose così assurde? Ecco perché noi siamo sempre affezionati alle carte, ai fatti: perché bisogna grattare dietro la parola “indagato” e andare a vedere cosa c'è. Se fosse indagato perché l'han beccato in un'intercettazione mentre parla con un mafioso, basterebbe e avanzerebbe l'iscrizione nel registro degli indagati per rendere inopportuna la sua candidatura; ma visto che è indagato per quello che vi ho detto, probabilmente avere difeso il proprio lavoro non è una cosa – anche se costituisse reato, cosa di cui dubito – sia infamante e incompatibile con una candidatura.
In ogni caso, resta il problema che dicevo prima: ci sono magistrati della procura più importante d'Italia che tengono in galera gente che non ha commesso lo stupro per il quale erano stati arrestati, continua a tenerli in galera anche se sono stati arrestati i presunti colpevoli veri e nello stesso tempo attiva e comunica, anche violando i segreti, indagini nei confronti di persone che sono entrate nel mirino di tutta la politica, come Genchi e De Magistris, che se avessero commesso dei fatti riprovevoli giustamente dovrebbero essere perseguiti, ma come abbiamo visto vengono accusati di reati molto strani, fumosi di cui non si vede dove sia la consistenza mentre si vede dove sta l'interesse nel colpirli con indagini per poi poter dire “sono indagati”.
L'uno per evitare che gli vengano conferiti ancora degli incarichi di consulenza, l'altro per evitare che possa fare la sua campagna elettorale come è suo diritto.
Ultima cosa, e poi mi taccio: avrete notato che sono stati arrestati i “veri” colpevoli, così ci è stato detto, dello stupro della Caffarella, altri due romeni, e sono stati arrestati come? Con metodi tradizionali, quelli di Maigret e del questore Caruso? No, sono stati arrestati grazie a un incrocio complicatissimo di tracce telefoniche, tabulati telefonici, schede che passano da cellulare a cellulare, a partire dalla scheda dei telefoni che sono stati rubati ai due ragazzini durante il famigerato stupro. Schede che poi hanno cambiato vari titolari, vari cellulari... alla fine si è arrivati al mercato nero dove erano stati rivenduti e ricettati e si è riusciti a risalire a chi poi li aveva comprati, venduti e infine si è arrivati a scoprire, si spera, i veri stupratori della Caffarella.
Questo metodo di lavoro, incrociare i dati telefonici, i tabulati e le intercettazioni, vi ricorda qualcuno? Vi ricorda qualcosa? A me ricorda il metodo Genchi. Mi ricorda il famigerato metodo Genchi, che quando viene usato nei confronti dei rumeni va benissimo, applausi a scena aperta; quando viene usato nei confronti dei politici apriti cielo!
Passate parola."

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